Allarme Bolla mercati : una montagna di debiti
Mai come oggi l’economia mondiale si regge sulla promessa di onorare in futuro la montagna di debiti a cui i vari governi, privati, banche e società hanno fatto ricorso negli ultimi anni.
Stando all’IIF (International Institute of Finance), nei primi mesi del 2023 l’indebitamento totale mondiale è arrivato al record mostruoso di 305 trilioni di dollari, pari al 330% del Pil mondiale. Un trillione di dollari equivale a 1.000 miliardi di dollari .
Interessante uno studio parallelo di Bank of America, che studia l’indebitamento dal crollo di Lehman brothers ad oggi. Più 30 trilioni di dollari il debito governativo, + 25 trilioni il debito corporate, + 9 quello privato e + 2 trilioni quello finanziario.
Secondo l’FMI – Fondo Monetario Internazionale , il 40% del debito corporate (pari a 19 trilioni di dollari) in Paesi come Cina, Giappone, Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia e Spagna è a rischio default in caso di nuova recessione globale.
Allarme bolla: Cina ed Usa i protagonisti del debito totale
Cina e Usa da sole pesano per il 60% dell’aumento a livello annuale del debito totale.
Ad esempio si ricorda come Trump abbia ridotto le tasse delle società dal 35% al 21% a partire dal 2018. L’aliquota massima dell’imposta sul reddito individuale l’ha diminuita al 37%. Con tali operazioni “propagandistiche” Trump ha prodotto un enorme deficit del bilancio federale americano. Quindi più debito governativo.
Indicatori economici
Nonostante questa mostruosa iniezione di liquidità, ci sono alcuni campanelli di allarme. L’index Baltic Dry riferendosi al trasporto delle materie prime o derrate agricole (carbone, ferro, grano….) costituisce un indicatore del livello della domanda e dell’offerta di tali merci. Per queste sue caratteristiche viene monitorato per individuare i segnali di tendenza della congiuntura economica.
Durante il 2019 in USA sono stati finora comunicate 9300 chiusure di magazzini. Record negativo da più di 8 anni. Non si riesce a comprendere l’ottimismo della Casa Bianca, in una nazione il cui PIL dipende al 70% ancora dai consumi e dello strapotere dell’e-commerce.
Warren Buffett Indicator
Il rapporto tra capitalizzazione di mercato e PIL (wilshire 5000/GDP) è noto come indicatore di Warren Buffett. Viene usato per valutare se il mercato azionario del paese è sopravvalutato o sottovalutato, rispetto a una media storica. Più 148% durante la bolla tecnologica del 2000, oggi al 23/06/23 il valore “astronomico” è di +166,2% .
Non sarebbe stato cosi, però, se non ci fosse stato il clamoroso intervento espansivo delle banche centrali. Da più di 10 anni le banche centrali del mondo hanno iniettato oltre 15.000 mld di liquidità nei mercati finanziari e ridotto il costo del denaro ai minimi termini.
Tali politiche monetarie hanno causato un aumento delle valutazioni finanziarie, non giustificate da un’accelerazione della crescita economica. I prezzi attuali di non forniscono una remunerazione sufficiente a giustificare gli elevati livelli di rischio sottostante.
Ciò ha stimolato proprio l’indebitamento, in ragione di interessi da pagare mai così bassi e in alcuni casi addirittura negativi. Oramai le Banche centrali sono percepite come supporto fisso proprio della sostenibilità dell’indebitamento sovrano a livello mondiale.
La montagna di debito su cui poggia l’attuale ciclo economico – che gli esperti definiscono Goldilocks economy, rende il sistema meno efficiente. I debitori fragili i quali, non avendo di che preoccuparsi per il rimborso dei loro debiti, possono permettersi di mantenere la loro struttura inefficiente. Per questi motivi sempre più interessanti risultano le strategie relative value, ovvero quelle strategie che si decorrellano dal mercato e diminuiscono il rischio complessivo dell’investimento.
E’ evidente che il mondo adesso ha meno munizioni per reggere l’onda d’urto di un eventuale grave shock finanziario.
Sconcertante a mio giudizio l’intervento del capo economista finanziario della MUFG Union Bank, Chris Rupkey . Sulla scia dell’ottimismo commerciale del mercato ha consigliato di comprare ancora azioni ai clienti . Bisogna, invece, essere cauti e tenere bene a mente l’ importanza del risk management quando si gestiscono capitali e di investimenti.
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Non rappresentano sollecitazione all’ investimento o al pubblico risparmio.
Non vi è alcuna garanzia di ottenere uguali rendimenti in futuro.