Il divario tra economia reale e finanza oggi è sempre più evidente. Una netta differenza tra merci, immobili, terreni, fabbriche, (economia reale) e liquidità, titoli, finanziamenti, derivati (finanza). Le imprese produttive dell’ economia reale cercano risorse per i propri investimenti in immobilizzazioni, in risorse tecnologiche ed umane. Gli investitori ricercano opportunità di rendimenti. Il denaro entra nel circuito dell’economia reale come investimento per le attività e per la produzione per poi ritornare al sistema finanziario sotto forma di investimento (i guadagni ottenuti dall’economia reale) e di restituzione prestiti, interessi e spese.
Mercato finanziario
Il mercato finanziario supporta l’ economia reale con la creazione di valore e di innovazione ed la finanza con il rendimento del capitale investito. Nonostante tale correlazione di base, oggi il divario tra economia reale e finanza si sta allargando. Un primo motivo è la tempistica. Mentre i dati economici si riferiscono a misurazioni concrete avvenute e passate , la finanza invece guarda al futuro. Si acquistano dei titoli scommettendo sulla loro rivalutazione. Proprio il prendere posizione su eventi futuri probabili, ma non certi, è all’origine del divario. Infatti spesso si creano eccessive aspettative rispetto a quello che concretamente si realizzano. Aspettative spesso perfino eccessive in relazione ai fondamentali: situazioni che portano alla formazione di bolle speculative.
QE – Quantitative easing
Un secondo motivo della distinzione tra economia reale e finanza è negli ultimi anni nell’ operato delle principali banche centrali. I vari quantitative easing nel mondo hanno influenzato decisivamente l’ andamento dei mercati. La ricchezza artificiale che si è venuta a generare ha condizionato i vari mercati accomunati tutti in trend unidirezionali rialzisti. A più di 10 anni dalla crisi finanziaria la valutazione degli assets finanziari è nettamente maggiore di quello dell’economia reale. Si noti nel grafico in alto la voce salari ed inflazione (wage, cpi). Tale divergenza è dovuta all’ attuazione di politiche monetarie (QE) senza precedenti. Tale politiche hanno avuto pesanti effetti distorsivi sulla volatilità e propensione al rischio degli investitori.
Tassi artificialmente bassi + alte valutazioni degli asset + revisione al ribasso degli utili aziendali (pre-Coronavirus) + crescita indebitamento paesi= ALLARME.
Shiller P/E indicator
Il rapporto tra prezzo ed utile per azione (price/earning) indica quanto un investitore è disposto a pagare per ottenere una unità di utile di quella società.
L’ indicatore CAPE, Cyclically Adjusted P/E (conosciuto come Shiller P/E) valuta su un orizzonte temporale lungo i mercati azionari. Tale indicatore rielabora il rapporto tra prezzo e media decennale degli utili corretti per l’inflazione.
Un rapporto maggiore rispetto alla media storica indica una sopravvalutazione del mercato, un rapporto minore invece segnala una sottovalutazione. L’indice di Shiller P/E, mostra al 10/11 come l’ indice S&P500 scambi 41,2 volte la media a 10 anni del price /earnings a 12 mesi contro una media storica di 17,2. Livello superiore alla crisi del 1929 ed a quella degli anni ’80 ed a quella del 2007.
Buffet Indicator
Un altro indice utilizzato per determinare se un mercato sia sopravvalutato o sottovalutato è il cosiddetto Buffett indicator. E’ il rapporto dell’ index Wilshire5000 (tutte le società quotate ) e il PIL (GDP) del mercato USA.
Il valore storico medio negli Stati Uniti è stato intorno al 80% . Il minimo del 35% nel 1982 ed un massimo parziale del 148% per la bolla dotcom 2000.
Al 10/11/2021 il valore del Buffet Indicator è pari al+210,1% suggerendo, come il CAPE, molta, davvero molta cautela riguardo alle prospettive future del mercato finanziario.
Bisogna riflettere e tornare a pensare al ruolo di sostegno che la finanza deve avere per l’ economia reale. Una finanza meno speculativa e più costruttiva. Un economia reale coinvolta in quei cambiamenti strutturali macro e socio – economici, più rispettosa dell’ ambiente.
Diverse bolle come ho già scritto:
- Il paradosso di questo secolo di migliaia di miliardi di obbligazioni a tasso negativo. “Dover pagare per prestare soldi ad un emittente” .
- il debito dei paesi sovrani
- high yield e leveraged loans
- auto e student loans
- bolle immobiliari
Sembra quasi scontato che non si potrà continuare ad avere enorme liquidità a tassi zero o negativi.
Fondamentale sarà il controllo della curva dei tassi (in rialzo).
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