Il patto di famiglia ha l’ obiettivo di assicurare continuità produttiva e gestionale dell’ impresa di famiglia.
“E’ patto di famiglia il contratto con cui, compatibilmente con le disposizioni in materia di impresa familiare e nel rispetto delle differenti tipologie societarie, l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda, e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote, ad uno o piu’ discendenti.”
Il patto di famiglia, è stato istituito in Italia con la legge n.55/2006 (da art. 768 bis a 768 octies codice civile). Trova origine da due importanti raccomandazioni della Commissione Europea.
– La raccomandazione ufficiale (94/1069/CEE) del 07/12/94 sulla successione nelle piccole e medie imprese
– Comunicazione della Commissione (98/C 93/02) del 28/03/98 sulla trasmissione delle piccole e medie imprese
Nel 1994 la Commissione europea individuò le misure legislative e di sostegno per favorire i trasferimenti di imprese.
La comunicazione della Commissione del 28/03/98 uscì dopo il forum europeo sulla trasmissione delle imprese del 1997 in Francia. Furono valutate le informazioni e le misure prese o proposte dai vari stati membri relativamente alla trasmissione delle imprese . Con particolare attenzione alle misure prese o proposte in ambito giuridico, fiscale e di sostegno pubblico/privato.
Proprio la trasmissione delle imprese è un problema di enorme rilievo non solo per l’ impresa ma per l’ intera comunità economica. Dopo la costituzione e lo sviluppo , la trasmissione è la terza fase cruciale nel ciclo vitale dell’ impresa. Nel momento del passaggio generazionale, durante il quale il fondatore si ritira e passa le consegne, ci sono in gioco posti di lavoro, ricchezza, know how e crescita.
Ben oltre il 50% delle imprese cessano la loro attività a causa di insormontabili difficoltà nella successione dal fondatore alle nuove generazioni. Tali chiusure e liquidazioni hanno forti ripercussioni negative sul tessuto economico del paese, sui creditori e lavoratori. Soltanto il 15% delle imprese supera il secondo passaggio.
Tale fenomeno di difficoltà non è dovuta alle forze di mercato ma ad un insufficiente preparazione al passaggio generazionale e ad una inadeguatezza di leggi in materia di diritto societario, fiscale, successorio.
Scopi del patto di famiglia
Il patto di famiglia permette all’ imprenditore di disporre in vita il trasferimento dell’ azienda o delle partecipazioni sociali al discendente che ritenga più idoneo. Senza privare i congiunti legittimari dei loro diritti successori che vengono liquidati.
il patto di famiglia risponde alla finalità di programmare per tempo l’ investitura del nuovo leader dell’ impresa. Così favorendo l’unicità del controllo del bene produttivo, evitando la frammentazione che si determinerebbe con la successione ereditaria. Anticipando in vita il trasferimento dell’impresa e, dunque, l’investitura della leadership dell’ azienda.
Il patto di famiglia è il primo atto per agevolare e tutelare il passaggio di impresa .
Punti cardine del contratto:
– La perizia dell’ impresa o delle partecipazioni da trasferire
– atto pubblico
– partecipazione di tutti i legittimari (coniuge ed eredi legittimi se si aprisse la successione) oltre al disponente (titolare o fondatore) ed al beneficiario
– liquidazione della quota di legittima ai legittimari non assegnatari
Ad oggi risultano di difficile applicazione alcuni punti:
– la provvista per la liquidazione ai legittimari non assegnatari da parte del Beneficiario (provvista, garanzie
– la fiscalità della imposta su tale liquidazione
– Effetti sulle donazioni a terzi
– Troppa diseguaglianza per i legittimari non assegnatari
Per un pieno sviluppo del patto di famiglia è necessaria una revisione del diritto successorio.